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Fashion revolution: cos'è e 5 regole per un armadio consapevole ed eco sostenibile!
16/04/2018
Letture spensierateDal 23 al 29 aprile sarà la settimana della Fashion Revolution Week, una campagna di sensibilizzazione nata in Gran Bretagna per ricordare gli operai vittime della strage di Rana Plaza in Bangladesh, dove nel 2013, una palazzina con laboratori di confezione tessile crollò, uccidendo 1.134 persone che stavano lavorando in condizioni disumane.
“Erano chiusi a chiave con le inferriate di ferro, mentre i muri erano pieni di crepe. I lavoratori avevano già manifestato proteste ma non erano stati ascoltati.” racconta Marina Spadafora, fashion designer nonché coordinatrice nazionale per l’Italia del movimento Fashion Revolution
Oltre alle tante vittime, tante persone sono rimaste mutilate e non troveranno mai più lavoro. Una strage che è stata fatta passare dai nostri media come una delle tante disgrazie che accadono in quei paesi lontani dal nostro occidente sviluppato.
In realtà quelle persone stavano cucendo abiti per marchi famosissimi che noi indossiamo nella nostra quotidianità. La strage del Rana Plaza dovrebbe farci riflettere sui tanti prodotti che ogni giorno acquistiamo ad un prezzo incredibilmente basso, senza chiederci come tutto ciò sia possibile. Il movimento è presente in più di 90 paesi nel mondo.
Come anticipato, in Italia l’ambasciatrice è Marina Spadafora:
«Piccoli gesti possono fare una grande differenza. – spiega Marina - Siamo tutti legati gli uni agli altri e quindi anche il semplice chiederci: "Chi ha fatto i miei vestiti?" può determinare un nuovo modo di scegliere ciò che acquistiamo e magari può incoraggiare chi crea la moda a farlo in maniera più responsabile. Vogliamo creare, soprattutto nei giovani, una maggiore consapevolezza riguardo le abitudini e l’impatto che i nostri acquisti hanno sulla società e sull’ambiente. Solo quando il consumatore finale esigerà trasparenza e comportamenti etici dalle aziende da cui acquista si potrà vedere un cambiamento profondo, dettato dalla domanda del mercato per prodotti sempre più sostenibili. Ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio, ogni momento è buono per iniziare a farlo».
Di morti bianche se ne contatno molte..troppe, in Oriente come in Occidente, Italia compresa! Tutti noi ci siamo abituati alla svalutazione del lavoro umano, le stesse aziende faticano a tenere il passo e a competere con una costante corsa al ribasso dei prezzi. Ciò si ripercuote inevitabilemente sulla qualità dei prodotti e dei servizi offerti ossia sulla riduzione all'osso del costo del lavoro, della sicurezza sui luoghi di lavoro e della qualità delle materie prime utilizzate.
Come consumatori deteniamo un grande potere, un potere che si esprime nelle scelte di acquisto che facciamo tutti i giorni e i marchi, consapevoli di questo, ci seguono e ci ascoltano. Se non ce ne interessiamo, se ad esempio non ci chiediamo in quali condizioni vivono e lavorano o quanto sono retribuite le persone che realizzano i prodotti che noi acquistiamo, diventiamo complici della loro povertà e del loro sfruttamento.
Noi di Bebuù ci impegniamo ogni giorno per diffondere il valore dei prodotti handmade. Perché acquistare handmade significa rispetto del lavoro altrui, lavoro a misura d’uomo, vuol dire eco sostenibilità, rispetto dei valori e delle tradizioni.
Nel frattempo, per chi volesse vivere ogni giorno la propria piccola rivoluzione, ecco cinque consigli da seguire per alimentare la Fashion Revolution
Regola numero 1: INFORMARSI
Quando scegliamo i vestiti o gli accessori che noi o i nostri figli indosseranno è fondamentale informarsi! Iniziamo a guardare le etichette, i siti,la pagine social. In breve: cerchiamo di capire chi c’è dietro l’azienda che produce i prodotti che noi acquistiamo e cerchiamo di premiare, con i nostri acquisti, le aziende che fanno sforzi in tal senso.
Regola numero 2: COMPRARE DI MENO, COMPRARE MEGLIO
Diciamo addio alla fast fashion: basta comprare decine e decine di capi di abbigliamento a settimana, come se una camicetta o un maglione possa essere un bene “usa e getta”. Investiamo in qualcosa che abbia qualità e duri di più: “La bulimia dell’abbigliamento non è una cosa buona!”, afferma Marina.
Regola numero 3: COMPRARE A KM 0
L’Italia è incredibilmente piena di piccoli artigiani e designer, che lavorano in un piccolo laboratorio e che vendono online. Realtà che spesso fanno della sostenibilità un loro punto cardine, e che non hanno per forza costi esorbitanti. Scegliendo bene, si può fare un buon acquisto “a km 0”, premiando un piccolo produttore e rientrando nell’idea “compro meno ma compro meglio”, senza spendere di più.
Regola numero 4: COMPRARE ANCHE DI SECONDA MANO
Perché no? Qualche volta può essere anche divertente scovare oggetti particolari, curiosi e ricercati di seconda mano. Comprare “usato” porta con sé tutto il fascino del dare una seconda vita a un capo di abbigliamento. Per questo sono tanti i negozi che offrono belle selezioni di capi usati da esplorare in cerca di qualcosa di unico e originale.
Regola numero 5: OCCHIO AI TESSUTI!
Fashion Revolution non è solamente pensata per il rispetto di chi lavora ai capi di abbigliamento, ma anche per un sistema di produzione meno impattante sul pianeta. Questo significa anche attenzione ai materiali utilizzati e scegliere prodotti realizzati con materiali naturali o bio, tra cui ad esempio il lino e la canapa.
E per cercare di sensibilizzare tutti noi acquirenti, all’acquisto consapevole, Bebuù ha deciso di abbracciare appieno il significato della Fashion Revolution, partecipando al contest #whomademyclothes.
Se sei un hobbista, un creativo e realizzi prodotti handmade #metticilafaccia! Scatta un selfie con il cartello #imadeyourclothes (o anche #imadeyourjewels - #imadeyourtoys ecc.) e taggaci nella pagina facebook bebuù o Instagram ciaobebuù, ed entrerai a far parte della nostra social gallery #whomademyclothes
E ricorda che anche tu puoi sostenere ogni giorno la tua rivoluzione acquistando prodotti realizzati con amore, da persone che amano il lavoro che fanno.
Ti aspettiamo su Bebuu.it