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Tatto e vista: le competenze sensoriali del feto

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Tatto e vista: le competenze sensoriali del feto

22/03/2017

Parola agli esperti

Nei primi due articoli relativi a questo viaggio alla scoperta del mondo prenatale, abbiamo iniziato a comprendere l'importanza di questo periodo della vita ed a scoprirne le sfaccettature e le valenze profonde.

Oggi intraprendiamo l'esplorazione (in due puntate) delle competenze che il feto sviluppa già nel periodo intrauterino.

Infatti, il feto, man mano che le settimane di gestazione procedono, progressivamente sviluppa una serie di competenze sensoriali che lo mettono nella condizione di adattarsi meglio all’ambiente intrauterino, di prepararsi alla vita extra uterina nonché di comunicare ed interagire non solo chimicamente, ma anche attraverso i sensi, sia con la madre che con il mondo esterno.

Sensazioni e percezioni sono fondamentali al feto per comunicare col suo mondo e per integrare le informazioni ricevute sia dall'ambiente materno che da quello esterno, trasformandole in apprendimento. Infatti, il feto durante la vita prenatale si “prepara” fisicamente e, soprattutto, psicologicamente, all’ambiente in cui si troverà a vivere. Ciascuno nasce in un sistema familiare e culturale differente dagli altri ed è evidente che maggiore è la nostra capacità di adattamento, maggiore è la possibilità di sopravvivere e di fronteggiare le sfide della vita. Il periodo fetale può considerarsi, quindi, come un periodo di apprendimento e di familiarizzazione con la vita esterna. “Prepararsi” durante i 9 mesi della gestazione all’incontro col mondo in cui si crescerà mi pare un efficace strumento che la Natura ci ha donato per affrontare al meglio, già almeno parzialmente “attrezzati”, la vita che ci attende.  

Dice Peter Fedor-Freyberg (Università di Uppsala): “Per il bambino l’esperienza intrauterina è un processo di apprendimento. Tale apprendimento è un prerequisito vitale per la sopravvivenza poiché permette all’organismo di adattarsi alle nuove condizioni. Un individuo non può adattarsi senza fare esperienze che gli permettono di adattarsi.”

Le competenze sensoriali

Le competenze sensoriali ci permettono di entrare in contatto con gli stimoli che provengono dall'ambiente. Attraverso tatto, olfatto, gusto, vista ed udito possiamo ricevere informazioni sul mondo circostante.

Tali competenze iniziano a formarsi a livello embrionale e continuano nello stadio fetale.
(Lo stadio embrionale è preceduto dallo stadio blastemico (dalla fecondazione al 21° giorno di gestazione) e va dal 22° giorno di gestazione alla 8° settimana di gestazione. È il periodo in cui iniziano a differenziarsi i diversi organi ed apparati. Lo stadio fetale va dalla 9° s.d.g. fino al termine della gravidanza (40-42 s.d.g.). E’ il periodo più lungo di accrescimento del nascituro e di perfezionamento dell'organismo)

Immerso nel liquido amniotico, il bambino è continuamente stimolato da suoni, rumori, luci, voci, odori, provenienti dall’utero e dall’ambiente esterno. Inizialmente, allo stato blastemico ed embrionale, la comunicazione tra il piccolo e l’ambiente è prevalentemente connotata da scambi chimici ed ormonali con la madre. Successivamente, man mano che le competenze sensoriali del feto si sviluppano, oltre alla interazione chimica si affianca la stimolazione sensoriale attraverso cui il bambino apprende e si relaziona col mondo.

Ecco come si sviluppano nel periodo prenatale le competenze sensoriali. Ci soffermeremo maggiormente sul tatto e l'udito (quest'ultimo nella prossima puntata) in quanto rappresentano anche dei canali privilegiati di comunicazione diretta ed intenzionale col e del feto.    

Il tatto

Questo è il primo senso a formarsi e consente di acquisire molte informazioni su noi stessi e sull’ambiente. Secondo i principi dell’embriologia, una funzione è tanto più importante quanto più precocemente si sviluppa. Essendo l’organo della pelle e il senso del tatto il primo a formarsi nell’embrione, possiamo comprendere come, anche dal punto di vista neurofisiologico, la funzione del contatto sia un bisogno primario dell’essere umano.

In particolare, la pelle è già completa all’8° s.d.g. ed è dotata di importanti recettori che consentono di percepire gli stimoli. Dalla 7° s.d.g. un grande numero di recettori si trova intorno alla bocca, poi dall’11° settimana sulla pelle del viso, sul palmo delle mani e la pianta dei piedi; dalla 15° s.d.g. si estendono al resto del corpo. Il nascituro possiede i recettori per il freddo, il caldo, il contatto ed il dolore. Se alla 9° s.d.g. si tocca la pianta del piede di un bambino, egli contrarrà le dita o le allargherà a ventaglio, ritraendo la gamba per evitare di venire nuovamente toccato.  Al di là dell’interpretazione legata al riflesso innato, si può immaginare anche una sorta di “intelligenza cinestesica” del bambino che lo porta a reagire ad una situazione potenzialmente minacciosa.  

Il feto ha una buona percezione del contatto attraverso la parete addominale e uterina. Il tatto diventa quindi anche un organo della relazione con la madre ed il mondo esterno. Si è frequentemente osservato, per esempio, come il feto, se agitato, sia in grado di calmarsi se la madre tocca l’addome con le mani, come a cullarlo e tenerlo tra di esse.

Grazie alla valenza profonda del tatto, è possibile stabilire precocemente una comunicazione psicotattile con il proprio bambino, toccando e massaggiando teneramente il ventre materno, accompagnando gesti e carezze con dolci parole. Con questa pratica precoce del tocco e del massaggio, si è evidenziato che già dal 4° mese d.g. il feto reagisce allo stimolo, rispondendo col movimento. 

Il massaggio, se portato avanti con regolarità, consente ai genitori di creare un legame precoce col bambino, comunicandogli amore, tenerezza, accettazione e da cui egli ricava un senso di sicurezza e protezione. Inoltre, si è visto che il massaggio prenatale diminuisce i rischi di parto prematuro, di complicazioni alla nascita e l'ansia della gestante. Tra l’altro, questa attività ha il vantaggio di coinvolgere in maniera attiva e diretta il papà ed eventuali fratelli maggiori, che possono partecipare a questo processo, stabilendo a loro volta precocemente un legame col bambino.

Il feto, inoltre, è in grado di mostrare una volontaria attenzione e capacità di risposta nei giochi tattili con i genitori, per esempio rispondendo con un pari numero di calcetti ad un certo numero di piccoli colpi delle dita sull’addome materno, oppure seguendo con i suoi arti, sulla parete interna dell’utero, il percorso del dito o della mano del genitore sull’addome materno. Si è visto, poi, che se il contatto viene per esempio stabilito sempre ad una certa ora, il feto si prepara all’appuntamento e se, per qualche motivo, questo non ha luogo, egli dimostra il suo disappunto ed il suo richiamo attraverso dei segnali motori.

Le esperienze con bambini prematuri, inoltre, hanno dimostrato che essi beneficiano di un maggior benessere psicofisico quando hanno un contatto corporeo intenso e frequente con i genitori. La “marsupio- terapia” o “metodo canguro” ha evidenziato infatti la sua efficacia nel trattamento di tali situazioni: i piccoli crescono di peso in modo più rapido e riducono le degenze ospedaliere mediamente di 6 giorni grazie a questo intervento. Ovviamente, il benessere fornito dal contatto fisico vale per tutti i bambini, per i quali le braccia di mamma e papà solo il luogo più sicuro al mondo.

È fondamentale trasmettere al bambino, attraverso il tocco, un messaggio di amore ed accettazione per la sua presenza in quanto egli recepisce e memorizza queste informazioni integrandole nella propria memoria implicita. Ciò favorirà anche la relazione post-natale tra il piccolo ed i genitori.

La vista

Verso la 7° s.d.g. si forma il nervo ottico e la funzionalità visiva si sviluppa tra il 4° e 6° mese d.g., inoltre,  prima della nascita tutti i recettori sono completi. Durante la gestazione, solo una scarsa quantità di luce attraversa il ventre materno. La luce che passa è debole e rossa  e le variazioni di tonalità ed intensità dipendono dal clima, dalla stagione e dallo stile di vita della madre.

Nel 1980, un’equipe israeliana ha condotto una serie di esperimenti sulla vista nel feto, indirizzando una luce intensa sull’addome della madre. Immediatamente, il ritmo cardiaco del feto accelerava di 15 battute al minuto. Una volta che il ritmo tornava normale, lo stimolo veniva ripresentato, dando luogo ad una risposta immediata e chiara. Il feto reagiva inoltre con contrazioni delle pupille, cercando di distogliere gli occhi dalla fonte luminosa e di girarsi dall’altra parte. 

Di tutti i sensi questo è comunque, chiaramente, il meno utilizzato in utero ed il più immaturo alla nascita, tanto che per lo sviluppo della vista servono i primi anni di vita affinché il bambino maturi una acutezza visiva come la nostra e perché le strutture oculari si completino.  

Nel prossimo articolo continueremo l'esplorazione delle altre competenze sensoriali del feto.

A presto!


Silvia Iaccarino
Formatrice professionale e psicomotricista
Blog: www.silviaiaccarino.it
Pagina facebook: www.facebook.com/percorsiformativi06

 


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